Conto alla rovescia per il mondiale 2022 di Formula 1, ma soprattutto per le presentazioni delle vetture che anticipano le competizioni. Ferrari F1 2022: cosa riserverà il cavallino rampante? Tra poco meno di un mese lo sapremo.
Ferrari F1 2022: presentazione
La scuderia di Maranello è pronta per fare gli onori di casa: la presentazione avverrà a metà febbraio: l’annuncio è ufficiale ed è stato reso noto sui sui social della società. Le novità attese sono moltissime per un motivo molto semplice: il regolamento di gara, la Bibbia della F1 scritta dalla FIA, è cambiato ancora una volta con l’obiettivo di rendere più spettacoli le competizioni tra le monoposto.
La novità più rilevante è il ritorno di una caratteristica amatissima dagli appassionati della Formula 1 e che, fondamentalmente, ha fatto la storia di questo sport ad alto tasso tecnologico. Torna, più in forma che mai, l’effetto suolo. Il che vuol dire, in breve, che cambia completamente il concetto aerodinamico della vettura.
Ferrari F1 2022: Progetto 674
La Ferrari sta lavorando alla sua monoposto ormai da tempo e tra poche settimane (il 17 febbraio) svelerà al pubblico il Progetto 674. E’ questo il nome in codice della vettura che accompagnerà nella prossima stagione motoristica i piloti Charles Leclerc e Carlos Sainz.
Ferrari F1 2022: cosa ci aspetta?
Il countdown è iniziato, ora è solo una questione di settimane. Il primo step di avvicinamento è la presentazione delle vetture: un rito a cui si sottopongono tutte le scuderie e che appassiona molto i fan e gli appassionati di meccanica e aerodinamica. Dopo di che, la seconda tappa è a stretto giro: il 22 febbraio, giorno del cosiddetto “filming-day” che si svolgerà in Spagna. I test partono il giorno successivo sul circuito di Barcellona Catalunya.
Ferrari F1 2022: cos’è l’effetto suolo?
Il ritorno dell’effetto suolo ha il sapore del deja-vu per chi ha qualche primavera sulle spalle. Tutti abbinano questo effetto aerodinamico alla Formula 1, ma non è in questa categoria che è apparso per la prima volta. L’effetto suolo ha fatto la sua prima comparizione nel Campionato CanAm: per crearlo, gli ingegneri utilizzarono delle cosiddette “bandelle striscianti”, meglio note come “minigonne”, il fondo sagomato e alcuni dispositivi di aspirazione. Questo campionato si è svolto dal 1966 al 1974 tra America e Canada. La Formula 1 adottò l’effetto suolo tra gli anni ’70 e gli anni ’80, generando la mitica Età dell’Oro della Formula 1. La prima monoposto a usarlo è stata la Lotus 78.
Questo effetto aerodinamico si spiega con la fluidodinamica e le sue leggi. In concreto, quando la monoposto viene “colpita” dal flusso d’aria, questo viene convogliato sotto la vettura. A questo punto l’aria scorre più veloce e la pressione diminuisce, mentre nella parte superiore questo non avviene. La differenza di pressione tra il sopra e il sotto schiaccia la vettura a terra, aumentandone dunque la deportanza e quindi il carico aerodinamico. Sfruttando la meccanica dei fluidi, gli ingegneri non hanno bisogno di usare “orpelli” aerodinamici per creare la deportanza: essa si crea “da sola”.