Stellantis ferma la produzione della Leapmotor T03 a Tychy: pesano i dazi UE

La produzione della Leapmotor T03 nello stabilimento polacco Stellantis di Tychy è stata interrotta il 30 marzo. Alla base, le tensioni tra UE e Cina dopo l’introduzione dei dazi.

Leapmotor T03
La T03 è un'auto Leapmotor

La guerra commerciale tra Unione Europea e Cina inizia a produrre i primi effetti concreti nel settore automobilistico. Il gruppo Stellantis ha ufficialmente interrotto la produzione della Leapmotor T03 nello stabilimento di Tychy, in Polonia, a partire dal 30 marzo 2025. Una decisione che, secondo quanto confermato dal colosso automobilistico in un comunicato, è parte di una valutazione più ampia sulle strategie produttive per i modelli elettrici cinesi in Europa, e che arriva in un momento particolarmente delicato per le relazioni tra Bruxelles e Pechino.

Stop produzione Leapmotor T03: la posizione di Stellantis

La notizia è stata anticipata dal quotidiano francese Les Echos e poi confermata da Stellantis, che ha diffuso un comunicato con parole nette:

“Non stiamo più assemblando il modello T03 in Polonia dal 30 marzo. La società rimane pienamente impegnata nel programma di lancio dei veicoli Leapmotor in Europa, ma al momento sta valutando diverse opzioni per la loro produzione”.

Con queste dichiarazioni, Stellantis ammette lo stop operativo, ma non abbandona il progetto europeo con Leapmotor, casa automobilistica cinese con cui è stata stretta un’alleanza strategica per l’introduzione di modelli elettrici a basso costo nel Vecchio Continente. Tuttavia, la mancanza di dettagli sui motivi dello stop apre inevitabilmente la porta a riflessioni di natura geopolitica.

Il contesto: dazi europei e reazione cinese

La Cina blocca gli investimenti nei Paesi “ostili”

Secondo quanto riportato da Les Echos, dietro lo stop alla produzione della Leapmotor T03 ci sarebbe la risposta del governo cinese all’introduzione dei dazi europei sulle auto elettriche prodotte in Cina. La Commissione Europea ha infatti varato misure protezionistiche per limitare l’ingresso di veicoli a batteria fortemente sovvenzionati da Pechino, una mossa che ha suscitato la reazione decisa del governo cinese.

Pechino ha chiesto formalmente alle aziende nazionali di sospendere o limitare gli investimenti nei Paesi che hanno votato a favore delle nuove tariffe doganali. E la Polonia, che ha appoggiato la proposta UE, è tra i primi a subire le conseguenze: non solo lo stop alla T03, ma anche il congelamento della produzione della Leapmotor B10, una SUV elettrica che avrebbe dovuto affiancare la citycar nella catena di montaggio di Tychy.

Da Tychy a Figueruelas? L’ipotesi spagnola

La Spagna, terra neutra per la diplomazia industriale

Se la Polonia esce penalizzata dallo scontro tra Bruxelles e Pechino, a beneficiare della situazione potrebbe essere la Spagna. L’impianto Stellantis di Figueruelas, vicino a Saragozza, è indicato come possibile nuova sede produttiva per la Leapmotor B10.

Il motivo è principalmente politico: Madrid si è astenuta dal voto sui dazi europei, una posizione che in alcune votazioni UE vale come voto contrario. La neutralità spagnola è dunque ben vista da Pechino, e questo rende il territorio iberico più appetibile per la rilocalizzazione degli investimenti.

Non è escluso, dunque, che anche la produzione della Leapmotor T03 possa essere rilanciata in uno degli altri stabilimenti europei del gruppo Stellantis in Paesi considerati “neutrali” o “non ostili” dal governo cinese.

Un progetto interrotto sul nascere

Leapmotor T03, un’auto simbolo della mobilità elettrica accessibile

La Leapmotor T03 rappresentava una delle scommesse principali di Stellantis nel segmento delle elettriche urbane low-cost. Piccola, compatta, con un prezzo competitivo, la citycar cinese si proponeva come alternativa economica alle più costose EV occidentali, sfruttando la piattaforma produttiva polacca per abbattere i costi logistici e doganali.

Il piano industriale prevedeva una penetrazione rapida nel mercato europeo, sfruttando la capillarità del gruppo Stellantis, ma lo scenario internazionale ha mutato le carte in tavola, costringendo i vertici a rivedere radicalmente la strategia di lancio.

Anche l’Italia penalizzata

Dongfeng si ritira: occasioni perdute

La reazione della Cina ai dazi europei non ha colpito solo la Polonia. Anche l’Italia è stata costretta a rinunciare a un progetto industriale importante, promosso dal gruppo Dongfeng, un altro grande costruttore cinese. Anche in questo caso, l’Italia è stata punita per aver sostenuto la proposta della Commissione Europea, perdendo un’occasione di investimento legata alla mobilità elettrica.

È un segnale che conferma come il braccio di ferro tra Unione Europea e Cina stia già influenzando concretamente le scelte delle case automobilistiche, con ripercussioni occupazionali e industriali a livello locale.

Una strategia da ripensare

Stellantis ora valuta nuove opzioni per Leapmotor

Il comunicato di Stellantis, pur privo di dettagli tecnici e temporali, chiarisce che l’impegno nel progetto Leapmotor non viene abbandonato. Anzi, il gruppo sta ora valutando nuove opzioni per la produzione europea dei modelli cinesi, alla luce del nuovo scenario politico e doganale.

Resta però il dato di fatto: lo stop alla T03 in Polonia è un campanello d’allarme che obbliga tutti gli attori – case auto, governi e istituzioni – a rivedere le strategie sulla mobilità elettrica globale, sempre più condizionata da logiche geopolitiche e commerciali.

Il primo effetto concreto di una guerra commerciale

La fine della produzione della Leapmotor T03 a Tychy segna una svolta simbolica e pratica nella relazione tra l’Europa e la Cina in ambito automotive. Quello che doveva essere un progetto pilota per l’elettrificazione low-cost europea si è trasformato nella prima vittima delle tensioni politiche e tariffarie.

Stellantis dovrà ora decidere come proseguire la sua partnership con Leapmotor, in quale stabilimento rilanciare la produzione e come riposizionare la T03 sul mercato europeo. La scelta finale dipenderà non solo da criteri industriali, ma anche da equilibri politici sempre più determinanti nel futuro dell’auto elettrica globale.

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